Poesia
L'Ordine di Nettuno
Ho levato in alto le mani e implorato il Sole di piegare i suoi raggi. Uno stormo di nubi mi ha esaudito. Ho chiesto al Vento di placare la sua arroganza. Le querce del bosco mi hanno ascoltato. Ho scongiurato il Mare di spogliarsi della sua rabbia. Le onde hanno ubbidito al dio Nettuno. Chi mi aiuterà a spegnere la tua sete d’amore? |
Mani
La tua luna mi guarda, la tua rana mi ascolta. Ieri mi hai coperto di mani, mi hai offerto il tuo seno, sul tuo corpo ho lasciato il respiro non mi hai dato un bacio, un solo bacio d’amore. Il tuo buio mi chiama, mi nasconde le tue melodie. Ieri ti ho parlato, ti ho toccato, sfiorato, ascoltato, odorato, ho cosparso il tuo ventre di baci, non ti ho dato un solo bacio, un bacio d’amore. Le tue mani soltanto mi hanno baciato. Le tue mani mi stringono mi tengono insieme. |
Silenzio
Ti parlo e mi ascolti. Ti guardo e sorridi. Ti chiamo e respiri. Accarezzo il tuo seno ti schiudi e immobile taci. Ti cerco le labbra e sussulti. Ti sfioro i capelli e mi stringi. La tua febbre mi abbraccia e nasconde il tuo cuore. Il telefono chiama il mondo ti aspetta. La musica è morta e il buio ti rincorre. Ti penso e ti bacio e la mano in silenzio ti ascolta, Chi sei? |
Tuo e mio (estratto)
Esci dalla tua risaia, vieni nella mia foresta di grano. La strada si è dissolta nel buio e l’edera bussa alla porta. Nel mio camino si è rintanata la luna. Lascia la sabbia del tuo fiume. Il tuo piano si è spento e la musica del vicino soffoca il mio silenzio. Il tuo respiro mi insegue. Voglio anch’ io essere plasmato dalle tue mani e nascere dal tuo corpo. Il mio letto è un immenso prato e le radici della tua magnolia cercano la mia linfa. Esci dalla tua risaia e lascia il tuo letto d’acqua. Sulle caviglie conto i morsi della palude e il tuo ventre è gonfio come quello del rospo. |
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Agosto
Ti ho seguita vagare nel buio tra le rose del giardino. Su ogni petalo scintillavano le tue perle di sudore e l’umore del corpo. Le spine hanno lasciato sui seni i colori dell’alba. Ho seguito i segni impressi nell’erba dai lamenti nella notte. Volevi che ogni stelo raccolto custodisse le tue impronte, disperse nel buio e ricomposte tra le mie mani. |
Occhi di cristallo
Alla sua nascita negli occhi la madre aveva celato lapislazzuli, amuleti della regina di Saba diademi sottratti al castone divino, noccioli del frutto proibito. Così sentenziò l’anatema del sacrilegio: labbra rosse lambiranno il suo seno, solo il latte succhiato alla preda saprà spegnere la sua golosità, solo il miele serbato tra le pieghe del tempo sarà offerto ai superstiti. Ora ha impugnato le vene della preda. Gli anfratti si gonfiano e si fanno sasso e infrangono l’urna e i sette shamìr a guardia del suo ventre attizzano le braci per imprimere il segno: dalla madre del genere umano hanno preso il segreto codice della vita, nei lampi che oscurano l’umanità han trovato la chiave della corruzione. A chi saprà giurare eterno amore? |